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Nel suo tentativo di preservare i ricordi dell' era girmit, l'era in cui gli indiani vennero deportati dall' India dagli inglesi per lavorare nei campi di canna da zucchero delle Fiji, Dr Kamlesh Sharma ha deciso di scrivere un libro sull' esperienza personale dello zio a cui attribuisce l' ispirazione del suo ultimo lavoro intitolato "Gulaami, la schiavitù nelle isole Fiji".
"Gulaami means slavery. It is a first-hand narration by a great uncle Devi Sharan Pathak who arrived in Fiji on board the SS Sangola II in 1908,"
"Gulaami significa schiavitù. Il libro tratta del racconto di prima mano di mio zio Devi Sharan Pathak che è arrivato alle Fiji a bordo della SS Sangola II nel 1908," queste le parole del Dr Kamlesh Sharma in un intervista ai media locali.
Dott. Sharma ha aggiunto che già altri libri sono stati scritti in passato sull' era girmit ma erano solitamente basati sulla ricerca.
"Ho voluto scrivere un libro che narra l' esperienza di una persona che ha vissuto la girmitiya perché sono cresciuto ascoltando le storie raccontate da mio zio, ho voluto scrivere un libro che raffigurasse la sua esperienza e la vita di un lavoratore a contratto".
Dr Sharma, che ha anche scritto i libri "Indigenous Governance" e "Rahul's Road", dedica il suo terzo libro alla girmitiya, alle famiglie che l' hanno vissuta, ai loro discendenti ed anche alla popolazione indigena.
libro sarà lanciato ufficialmente nel mese di Luglio ed i ricavati dalle vendite del libro saranno devoluti in beneficenza.
Il tempo della girmitiya e dei girmityas
Girmityas sono i braccianti indiani portati alle Fiji per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero per la prosperità dei coloni europei e risparmiare ai Fijiani di dover lavorare su queste piantagioni e quindi di poter preservare la propria cultura. La parola "Girmit" è stata coniata usando la parola "accordo" riferendosi all'accordo del governo britannico con i braccianti indiani per quanto riguardava la durata del soggiorno nelle isole Fiji e quando sarebbe stato permesso loro di tornare in India.
Sembra essere del tutto ragionevole aspettarsi che una piccola parte degli emigranti a contratto abbia intrapreso Il viaggio "volontariamente" ma ciò rimane un concetto un pò assurdo considerando la straordinaria difficoltà economica che colpiva la stragrande maggioranza degli indiani. I contadini che hanno intrapreso questo viaggio sono stati attirati da parte di agenti che promisero loro sollievo dalla miseria ed un sostanziale guadagno ma, ciò nonostante, molti furono rapiti od ingannati. I girmityas (da girmit, una corruzione della parola 'accordò) furono inizialmente tenuti a servire per cinque anni, fermo restando che i proprietari delle piantagioni pagassero per il loro viaggio, ed alla fine di questo termine i contadini "a contratto" sarebero stati resi liberi. Se avessero voluto, sarebbero potuti tornare in India a spese del datore di lavoro, o avrebbero potuto stabilirsi nella loro nuova patria, ed ottenerne i diritti. Ma, come risaputo, gli europei non hanno quasi mai aderito a tali accordi.
Da Calcutta e Madras, una moltitudine di uomini indiani, ed un numero molto più piccolo di donne, soprattutto nei primi decenni di questa migrazione furono trasportati in navi Coolie, dove le donne erano confinate al piano inferiore per salvarle dagli attacchi libidinosi dei marinai europei.
Su queste navi, I gimitiyas erano a volte condannati a mangiare, dormire e stare in mezzo i propri rifiuti senza alcuna cura medica. Molti non sopravvissero il lungo e brutale tragitto ed i corpi dei morti, senza tanti complimenti, venivano gettati in mare.
Dopo i cinque anni di lavoro, gli indiani hanno avuto la possibilità di scegliere di tornare in India a proprie spese, o rimanere nelle isole Fiji. La maggioranza ha scelto di rimanere perché non potevano permettersi di pagare il viaggio di ritorno verso l' India sotto la bassa retribuzione del governo britannico. Dopo la scadenza del loro girmits, molti affittatarono piccoli appezzamenti di terreno da Fijiani e svilupparono i propri campi di canna da zucchero. Altri entrarono in affari nelle città che cominciavano a sorgere.
Il fenomeno dei "lavoratori a contratto" indiani non è mai stato condannato come una vera e propria schiavitù ma, stando alle parole di Ugo Tinker, ne era infatti una nuova forma.
Durante i 37 anni di questo fenomeno (tra il 1879 e il 1916) ben 61.000 indiani vennero portati a Fiji per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero dove le condizioni di vita erano, a dir poco, squallide. Questo fenomeno terminò nel 1916 grazie ad una polemica che scosse il popolo britannico.
Pur essendo nato come una forma di schiavitù, il sistema della girmitiya ha avuto degli effetti positivi per le generazioni successive. In primo luogo la necessità, per le persone di caste diverse, di lavorare e mangiare insieme ha segnato la fine del sistema di caste nelle Fiji. Inoltre, la carenza di donne ha portato molti uomini a sposarsi con donne al di fuori della propria casta. Ed infine, un altro fattore positivo è stato lo sviluppo di un linguaggio nuovo noto come Fiji Hindi formato dai dialetti hindi orientale di Uttar Pradesh e Bihar (principalmente Awadhi e Bhojpuri). Il linguaggio è stato ulteriormente arricchito con l' inclusione di molte parole Fijane ed Inglesi.
Tratto dal Fiji Times e Wikipedia
Foto tratte da Hubpages e Girmit United
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