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Ricordo ancora con grandissimo rispetto quando, già dopo anni di vita a Fiji, mi stufai di rileggere per l'ennesima volta i pochi Dylan Dog che mi ero portato dall'Italia e mio padre mi prestò l'albo intitolato RACHO DORADO della serie Tex. Per me fu un incontro fulminante. Tex Willer mi piacque così tanto da farne una mania ed oggi, a distanza di una decina d'anni, mi trovo ad avere un numero di albi (tra originali, ristampe, speciali, maxi, etc) per i quali ho dovuto far fare una libreria praticamente apposta.
Quando stamattina mi sono svegliato, ed ho acceso i miei computer, mi ha subito colpito la notizia della morte di Sergio Bonelli e questo mio articolo vuole essere un omaggio che spero ispiri i suoi successori a portare avanti lo spirito e la classe che ha reso il fumetto Italiano uno dei migliori al mondo e che mi ha permesso di non solo di avere la più grande collezione di Tex Willer del Sud Pacifico ma di raccontarne e tradurne alcune storie per i miei amici di Fiji che ne rimangono sempre affascinati.
Beh, devo ammetterlo, collezionare e portare con me a Fiji tutti i Tex che ho dall'Italia (più di 300 albi) non è stato per niente facile. Ogni volta che sono in Italia, con grande contrarietà da parte di Anna, mi porto vere e proprie "chilate" di fumetti ma i collezionisti sono fatti così, no? Ossessivi, ricercatori, gelosi di ogni pezzo della propria collezione e questo lo devo sopratutto alla bravura di chi è dietro alle quinte del mitico ranger-capo-dei-Navajos-agente-indiano-temibile-tizzone-d'inferno, Tex Willer. Naturalmente sto parlando prima di tutto della coppia Gianluigi Bonelli (creatore del Tex) e Aurelio Galeppini (primo disegnatore), poi del successore del padre del Tex ed uno dei migliori editori della storia del fumetto, Sergio Bonelli (anche conosciuto come Guido Nolitta), e di tutti coloro che con le loro penne, bravura e fantasia ci hanno permesso l'onore di leggere (dal 1948 ad oggi) di un così singolare eroe.
Ogni volta che ho uno dei miei Tex in mano mi soffermo sempre a rileggere (e credetemi, non mi stanco mai di rileggerli) gli editoriali del grande Bonelli. Con gli anni ho imparato a rispettare ed ammirare tale dedizione e passione per quest'arte, quella del fumetto. In Italia ho molti amici che, come me, sono appassionati del Tex Willer ed ogni volta che torno mi raccontano delle migliori uscite, gli speciali che mi sono perso, mi passano i loro doppi e si scherza chiamandoci "vecchio tricheco", "tizzone d'inferno" o ci divertiamo esclamando "peste!" o "per la barba di matusalemme" come succede tra le pagine del mitico Tex.
Qualche mese fà ho anche iniziato un gruppo su Facebook chiamato "gli appassionati del Tex Willer" (al quale vi invito ad iscrivervi) dove ogni tanto posto le mie novità sul TEX, foto, link ad albi che trovo online (anche se mi piacerebbe molto di più fare un giro settimanale in edicola e sfogliare con mano pagine non lette o albi mancanti alla mia collezione) e tra i pochi partecipanti del gruppo ho la fortuna di contare anche uno dei più grandi disegnatori del Tex, Claudio Villa (che ringrazio sinceramente per essere tra di noi).
Ma chi è amante del fumetto Italiano non si ferma come me al Tex. Io stesso sono passato da Martin Mystere a Dylan Dog (passando per Julia) per poi arrivare nelle lande dell'estremo west. Di personaggi di successo che la mitica Bonelli Editore ha sfornato ce ne sono molti. Zagor, Natan Never, Mister No, Nick Raider, Napoleone e molti altri. Ognuno con una sfaccetatura del nostro carattere, ognuno con una parte di noi, ognuno nel quale, leggendo, ci siamo rispecchiati.
Ogni volta che ero in Italia mi sono sempre chiesto "perche non andare alla sede della Bonelli Editore?" ma mi sono sempre trattenuto ed oggi me ne dispiace. Oggi quindi è un giorno triste per noi "appassionati" del fumetto. È un giorno durante il quale, come descritto da un bellissimo articolo su Libero di Francesco specchia, ci sente così:
"Giù la testa. Rullino i tamburi funebri dei Navajos; si scappellino Tex e i suoi pards; gridi il suo dolore Zagor, di liana in liana, di cuore in cuore, a riempire la foresta di Darkwood; si libri il Piper di Mister No verso il paradiso dei galantuomini, sorriso guascone, sigaro in bocca e “Oh when the Saints/ go marching in” in sottofondo jazz: è morto Sergio Bonelli."
Nel mio piccolo di vero appassionato dei fumetti del Tex, che non ha nessuna voglia di visitare oggi i luoghi descritti negli albi per non rovinare il mio personale immaginario, mi perdo guardando i pesaggi delle prime tavole di Galep nelle bellissime edizioni a colori di Repubblica e mi faccio trasportare dalle tematiche (spesso ricorrenti ma sempre affascinanti) delle bellissime storie.
Spero che il sapere che la passione della famiglia Bonelli per il fumetto sia arrivata 18mila chilometri dalla sede di via Buonarroti fino alle isole Fiji possa far loro piacere e possa, in quel mio piccolo, dar loro una lieve luce sperduta nel mare cupo della tristezza di questo giorno. Sono convinto che i lettori ed appassioanti del Tex sono tutti uniti oggi e come me, in silenzio, cappello basso, in silenzioso ascolto di quel suono dei tamburi funebri dei Navajos.
Ad un grande che ci ha fatto sognare e che difficilmente dimenticheremo: Sergio Bonelli, che la terra sia lieve su di te e che tu possa cacciare per molte lune nei beati territori di caccia.
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